Falsa guerra by Carlos Manuel Álvarez

Falsa guerra by Carlos Manuel Álvarez

autore:Carlos Manuel Álvarez [Álvarez, Carlos Manuel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SUR
pubblicato: 2022-10-03T22:00:00+00:00


Paesino di campagna

In una villa a Siboney la gente balla intorno a una piscina. All’Avana il giorno continua a essere comunista, sudi, ti spreme, perfino la gente con i soldi per adeguarsi se la passa male, però adesso la notte si è riempita di feste frivole e potenti. Feste molto affascinanti e sicure di sé, nelle quali sudi e ti spremono lo stesso, ma in modo diverso. All’esiliato, che è tornato per la prima volta dopo diversi anni, piace quel carattere evasivo. C’è un che di clandestino nella lussuria, qualcosa di illegale all’interno di ciò che è permesso, festeggiamenti in confezioni sottovuoto. Quando viveva in città non aveva mai avuto accesso a posti del genere, ma il suo atteggiamento nei confronti delle feste non è cambiato, è rimasto laterale. Beve in un angolo, chiacchiera con qualche vecchio conoscente. Qualcuno gli chiede di ballare e lui all’inizio rifiuta. Chi balla bene, non balla molto, non si esibisce troppo.

Riconosce la scuola degli anni Settanta, signore e signori che ballano al ritmo di un son lento ed elegante e rivelano un tocco di severa gestualità. I passi, un due tre, sono impeccabili, e i giri sono puliti ed esatti come quelli di un ginnasta. Il ballerino è un chirurgo che disseziona scrupolosamente l’anatomia della canzone, taglia dove c’è da tagliare, nel muscolo armonico, e non la fa sanguinare né la violenta, ma anzi la rispetta con volontà sacra, come una madre. Tutto accade in una minuziosa sincronia e in modo altero. Ai tempi d’oro, il ballerino di quello stile portava scarpe di due colori e vestiti dai toni sobri, ma in quella festa non c’è nessuno che abbia scarpe di due colori.

C’è anche gente degli anni Ottanta, un decennio in cui è esplosa la moda di ballare in gruppo, in grandi cerchi. Per l’esiliato è facile riconoscere chi ha imparato a ballare in quegli anni, il percorso spaziale dell’esecuzione. La coreografia ha un ruolo sempre più importante e il ballerino comincia a muoversi sulla pista, semplicemente spostandosi. La coppia si distanzia dal passo formale, anche se preferisce non farlo in modo brusco, ma poco alla volta, e questo vuol dire che le coppie degli anni Ottanta, se camminano e si mettono in mostra, non girano su sé stesse. E se girano, allora non si spostano.

Quando parte la timba, l’esiliato decide di mettersi un po’ in mostra. Aveva imparato a ballare tra i quattordici e i diciassette anni, nel cortile di un collegio frequentato da mille alunni in cui tutti avevano allegramente perso la verginità. Di notte, spaventati dalla scoperta del loro corpo, praticavano lo sport clandestino del sesso, e di giorno si iniziavano al mondo parallelo del ballo, ugualmente vasto e sensuale, senza altre canzoni se non quelle che giravano nel rotore delle loro teste. Ogni volta che le lezioni davano un po’ di respiro, gli alunni formavano cerchi giganti di venti o trenta coppie, capitanate da qualche compagno più esperto che dava ordine di fare passi specifici che il resto di loro tentava di eseguire nel miglior modo possibile.



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